La Legge Bossi-Fini (189/2002) crea la clandestinità prevedendo l’ingresso regolare solo a chi ha già un posto di lavoro. Di fatto la regolarità viene conquistata solo con le sanatorie di volta in volta adottate o con la finzione dei “decreti flussi”, che ipotizzerebbero l’assunzione dello straniero nel suo Stato d’origine senza averlo mai prima incontrato. Ma anche chi viene ammesso regolarmente in Italia, può cadere in clandestinità per la perdita del posto di lavoro.
Un’enorme massa di immigrati viene così regalata a datori di lavoro senza scrupoli o alla criminalità dando vita a lavoro “nero”, senza tutele di sicurezza e di diritti minimi, permettendo lo sviluppo ormai endemico del caporalato e vaste aree di evasione fiscale e contributiva.